Lo staff del Black Mamba Tournament è una grande famiglia. Tanti giovani ragazzi e non solo che dal nulla hanno creato qualcosa di straordinario. Scoprite chi sono!
Moira Passeri
Moira Passeri è forse la persona più importante nello staff del BMT. Allenatrice di Pallacanestro e insegnante nella vita, è stata ed è per i giovani ragazzi gualdesi una figura molto importante; li ha visti crescere, insegnandogli dai primi palleggi una passione senza fine. Queste le sue parole: "La pandemia aveva sconvolto tutti noi ed anche la mia amata pallacanestro. All'interno del palazzetto della nostra città non ci si poteva allenare a causa delle normative covid e così insieme ai miei ragazzi dell'Under 14 abbiamo deciso di allenarci nella piastra polivalente in un quartiere di Gualdo, dove da poco la società del Basket Gualdo aveva posizionato due canestri per far divertire chiunque avesse voluto farsi due tiri a canestro. Considerate che ci allenavamo su una semplice piastra di cemento, senza una riga e quindi senza punti di riferimento: ma meglio di niente! Un giorno insieme ai miei ragazzi e a dei miei ex ma giovani allievi abbiamo detto, perché non ci disegnamo le linee del campo da basket?...e così abbiamo fatto. Abbiamo prima pulito il cemento sporco e poi abbiamo disegnato le righe di un campo da basket regolamentare. Poi però ci sembrava brutto, nero su grigio e lo abbiamo colorato tutto! Abbiamo usato il viola e il giallo, colori del Los Angeles Laker, e il 24 e 8, i numeri di Kobe Bryant la cui scomparsa ha segnato tutti i cestisti del mondo e non solo. Un lavoro fantastico, tutto nel giro di un mese. Dato che però non sappiamo stare fermi ci siamo detti che era un peccato non organizzarci qualcosa...e da lì, la magia. Nel giro di dieci giorni abbiamo messo su il Black Mamba Tournament. Ordina le magliette, pensa ai premi, prendi tutte le iscrizioni, organizza i gironi, fai una cosa, fanne un'altra...una corsa a perdi fiato! Grazie all'aiuto dei miei ragazzi però ci siamo riusciti e vederli organizzare una cosa del genere che nella nostra città non si era mai vista e che ha riscosso così tanto successo, che nemmeno noi ci aspettavamo, per uno sport che gli ho insegnato da quando erano piccolissimi, mi ha reso tanto orgogliosa di loro. L'unione fa la forza e noi siamo stati FORTISSIMI!!!
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Gabriele Panfili
Che dire, il torneo è tanta roba! Un giorno ho visto Moira allenare i ragazzi dell'Under 14 al campetto (così noi chiamiamo il campo da basket nella piastra) mentre stavo facendo una passeggiata, era giugno 2021. Le sono andato a parlare e mi ha raccontato di questa idea che avevano avuto i ragazzi di disegnare nel campo le linee da pallacanestro. Io sono un tipo difficile da convincere su queste cose, ma poi ho ceduto, fortunatamente... Alla metà di giugno abbiamo cominciato l'impresa; pulisci il pavimento, fai le righe, pittura le linee, le aree, il centro campo, tutto sotto lo "schioppo del sole", come si dice a Gualdo, ed è stato un lavoro durissimo. Poi il torneo. Tutto mi aspettavo a 16 anni, meno che di organizzare un torneo di basket su un campo fatto da me e dai miei compagni. Inutile dire quanto valga per me tutto ciò; vedere così tanta gente che si diverte è la cosa più appagante che ci possa essere. Prima di tutto voglio ringraziare i miei compagni di squadra, senza di loro, nulla sarebbe stato possibile. Ringrazio poi tutti i vecchietti e le vecchiette che ci hanno aiutato, Monica, Giandomenico, Oretta, Fabrizio, Angela, mamma Carla e babbo Francesco, Massimiliano e se me ne scordo qualcuno è solo per la poca memoria che ho. Ringrazio tutti; la società del Basket Gualdo, la Proloco Cartiere Caselle Casale, il Comune di Gualdo Tadino, tutti i genitori che hanno dato il loro contributo economico e non solo che ha reso possibile tutto ciò. Grazie a Moira; lei mi conosce da molto tempo, facevo la seconda elementare ed ora ho 16 anni, mi ha cresciuto nel basket e nella vita e senza di lei oggi non saremmo qui. Avete presente Attac, beh lei è stata l'Attac che ci ha uniti in questo percorso. Kobe diceva, "Se non credi in te stesso, chi ci crederà?", beh noi ci abbiamo creduto.
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Michelangelo Ardenti
Il torneo è stato qualcosa di incredibile. È stato un viaggio, un'avventura dal primo giorno che abbiamo avuto l'idea. E pensare che prima doveva essere solo un campo con dei canestri... poi ci siamo messi a pulirlo e fra le idee di tutti abbiamo disegnato il campo in onore di Kobe e poi ci è venuto in mente il torneo. Quindi tutto in un'estate, nel giro di poco tempo. Dalla fase di progettazione ai due giorni del torneo e ai giorni dopo il tempo è volato, non me ne sono reso conto per quanto è stato intenso. È stato un modo per onorare una fonte d'ispirazione per tutti i cestisti ma anche per tutte le persone del mondo che non conoscono il basket. Magari abbiamo fatto avvicinare anche qualche persona in più alla pallacanesto, questo già sarebbe un grandissimo traguardo per noi. Penso che solamente giocare quei due giorni, respirare l'aria del basket, la passione, sia stato stupendo. In più far parte dello staff, aver contribuito a creare il torneo è una cosa splendida, penso che chiunque, se avesse la possibilità nella propria vita, dovrebbe fare qualcosa del genere per far divertire gli altri e se stesso. Una cosa che vorrei dire è che abbiamo continuato ad andare avanti nonostante tutti i problemi e nonostante abbiamo saputo dell'ipotesi della costruzione di una palestra e quindi forse in futuro quel campetto non ci sarà più, però non ci siamo arresi, non abbiamo mollato, riuscendo a radunare tante persone a giocare, tante persone a vedere, abbiamo creato un punto di ritrovo in più per la città di Gualdo. Infine vorrei dire una cosa a tutti quelli che leggeranno queste righe: non mollate mai, in ogni momento, anche se la strada è lunga, si arriva sempre alla destinazione.
Torneremo... |
Elia Bordicchia
Molte volte mi è stato chiesto cosa significasse per me quest’evento. Spesso non rispondo, ma questa volta mi vedo costretto a farlo. Conosco da ormai quasi 10 anni i ragazzi dello staff, ma fino a qualche anno fa tutto si limitava ad essere compagni di squadra. In questi anni però sto rivalutando il concetto di “compagni”. Con loro ho vinto e ho perso, ma soprattutto ho passato bei momenti, o almeno questo per ora rappresenta per me il Black Mamba Tournament, un bel momento, il nostro momento. 4 giorni in cui tutti gli sforzi del nostro lavoro vengono ripagati, vedendo bambini giocare, amici sorridere, genitori esultare. Ora per me il “Mamba Staff” ha assunto il ruolo di seconda famiglia. Dal più piccolo, Giovanni, alla più grande, come Moira, la nostra matrigna. La nostra è una grande famiglia con una mamma un po’ pazza e 11 fratelli che lavorano sodo tutto l’anno, in campo e fuori. Il Black Mamba Tournament per molti può sembrare un semplice torneo, ma per la nostra famiglia allargata è molto di più. Qui ho conosciuto in profondità ognuno di questi ragazzi e ne sono molto legato. Il Black Mamba Tournament per me è l’ennesima manifestazione che dimostra che il basket non è solo uno sport.
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